Invalsi e la polemica sul Questionario studenti

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Invalsi e la polemica sul Questionario studenti

Invalsi e la polemica sul Questionario studenti

Invalsi e la polemica sul Questionario studenti: “Nessuna intenzione di orientare il futuro dei bimbi”

L’istituto replica alle critiche per le domande ai piccoli di quinta elementare “troppo incentrate su valori materiali” e giudicate non pertinenti. “Volevamo solo conoscere le loro aspirazioni e ridurre la dispersione scolastica”

di SALVO INTRAVAIA

Nessuna volontà di “proporre modelli aprioristici di futuro, ma semplicemente rilevare alcune aspirazioni delle allieve e degli allievi in merito al loro avvenire”. L’Invalsi torna sulla domanda numero 10, che ha scatenato la protesta di genitori e insegnanti per il tema trattato, contenuta nel Questionario studenti, quello che indaga le condizioni di contesto, della quinta elementare.

Ma facciamo un passo indietro. Lo scorso 9 maggio, i 562mila alunni della quinta elementare alle prese con i test sulla valutazione delle competenze in Italiano e Matematica si sono ritrovati la seguente domanda: “Pensando al tuo futuro, quanto pensi che siano vere queste frasi?”. Con cinque possibili risposte (A. Raggiungerò il titolo di studio che voglio; B. Avrò sempre abbastanza soldi per vivere; C. Nella vita riuscirò a fare ciò che desidero; D. Riuscirò a comprare le cose che voglio; E. Troverò un buon lavoro) a cui i bambini potevano assegnare cinque livelli di gradimento: per niente, pochissimo, poco, abbastanza, molto, totalmente. E giù una valanga di polemiche sulla pertinenza o meno di una domanda del genere, rivolta a bambini così piccoli, che sembra orientare verso modelli che privilegiano “valori materiali”. Ma dall’istituto di via Ippolito Nievo spiegano che “le domande non orientano verso alcun modello di realizzazione di sé, mentre, come si sa, le aspirazioni e le aspettative degli studenti influenzano anche il loro rendimento scolastico”.

“Lo scopo di questo tipo di domande – continuano dall’Invalsi – non è proporre modelli aprioristici di futuro, ma semplicemente rilevare alcune aspirazioni delle allieve e degli allievi in merito al loro avvenire”. Il perché è presto detto: attraverso quesiti di questo tipo è possibile rilevare anzitempo i soggetti più fragili, a rischio dispersione scolastica, e mettere in campo tutte le strategie per evitare abbandoni e insuccesso scolastico. “Focalizzare periodicamente – argomentano dall’Istituto – questo tipo di ambito nei diversi livelli scolastici, aiuta ad individuare i cambiamenti che possono incidere sull’andamento del profitto scolastico. È facile riconoscere che questo tipo di indagini, condotte ciclicamente anche a livello internazionale, sono da noi fondamentali per approfondire il fenomeno della dispersione scolastica la cui portata caratterizza negativamente alcune zone del nostro Paese”. Una modalità, concludono dall’Invalsi, per “mettere in atto per tempo misure compensative”.  Con l’unico obiettivo di “garantire davvero un futuro migliore a tutte le nostre ragazze e a tutti i nostri ragazzi”.

 

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