Professori al ministro: “Faremo politica a scuola”.

einstein-645461_960_720
Professori al ministro: “Faremo politica a scuola”.

Professori al ministro: “Faremo politica a scuola”.

Professori al ministro: “Faremo politica a scuola. Non quella urlata dei politici, quella vera”.

 

Un gruppo di docenti scrive a Bussetti facendo propria la missiva del collega Enrico Galiano a Salvini sulla libertà di insegnamento. Il leader della Lega aveva twittato: “Avanti futuro! Basta politica in classe”

di SALVO INTRAVAIA

 

“Egregio Signor Ministro, continueremo a fare politica in classe. Ma non quella urlata dei politici attuali, quella vera”. Un gruppo di docenti italiani invia una lettera al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti “adottando” e facendo propria la missiva inoltrata a settembre dal professore Enrico Galiano al ministro dell’Interno Matteo Salvini, che si augurava che i docenti non facessero politica a scuola.

“Siamo un gruppo di docenti della scuola pubblica statale, provenienti da varie regioni italiane. Abbiamo condiviso il testo di questa lettera – si legge nella missiva – scritta da Enrico Galiano e la stiamo diffondendo in rete, fra le nostre colleghe e i nostri colleghi docenti, in quanto riteniamo necessario che, sul tema della libertà d’insegnamento, si sviluppi un grande dibattito nel Paese, che vada oltre i confini degli addetti ai lavori”.

Per il gruppo di insegnanti “il ruolo sociale della scuola e di chi ci lavora è fondamentale, a partire dal dettato costituzionale, per la difesa e la piena attuazione della democrazia. Per questo, ogni giorno, nelle aule dove siamo chiamati a svolgere il nostro compito di educatrici ed educatori delle generazioni più giovani, terremo sempre presente il valore della libertà di pensiero e d’insegnamento, affinché le ragazze e i ragazzi italiani, non solo per nascita, imparino a comprendere e a riaffermare in tutti gli atti della loro vita questi valori”. Nella lettera a Salvini il professor Galiano rispondeva al tweet del ministro (“Per fortuna gli insegnanti che fanno politica in classe sono sempre meno, avanti futuro!”) in questo modo: “Io faccio e farò sempre politica in classe”.

Precisando poi di quale politica si tratta. “Il punto – spiega il docente – è che la politica che faccio e che farò non è quella delle tifoserie, dello schierarsi da una qualche parte e cercare di portare i ragazzi a pensarla come te a tutti i costi. Non è così che funziona la vera politica. La politica che faccio e che farò è quella nella sua accezione più alta: come vivere bene in comunità, come diventare buoni cittadini, come costruire insieme una polis forte, bella, sicura, luminosa e illuminata. Ha tutto un altro sapore, detta così, vero? Sì, perché fare politica non vuol dire spingere i ragazzi a pensarla come te: vuol dire spingerli a pensare. Punto. È così che si costruisce una città migliore: tirando su cittadini che sanno scegliere con la propria testa. Non farlo più non significa “avanti futuro”, ma ritorno al passato”.

 

per tutto l’articolo clicca qui

people-2557396_960_720
Nuova maturità 2019

Nuova maturità 2019: cosa sapere

Di Maria Carola Pisano.

 

Maturità 2019: tutte le novità dell’esame di Stato appena pubblicate dal Miur. Ecco tutto quello che devi sapere

 

Le aspettavamo da tanto e sono arrivate il 4 ottobre: parliamo delle news, attese in realtà per fine settembre, della maturità 2019 (qui tutte le novità). A giugno gli studenti affronteranno un esame di Stato molto diverso, a partire dalla prima prova che è stata del tutto rinnovata dalla commissione guidata dal linguista Luca Serianni. Il Miur conferma l’assenza dell’alternanza scuola lavoro all’esame orale e ribadisce che i test Invalsi non saranno obbligatori ai fini dell’ammissione. Confermati anche i voti delle prove e il valore dei crediti scolastici – che passa da 25 a 40. Grandi novità, invece, per la prima prova e la seconda prova 2019.

PRIMA PROVA MATURITÀ 2019: COME CAMBIA

La prima prova di maturità 2019 è quella che ha subito più cambiamenti delle altre.

La prima novità dello scritto di italiano riguarda la tipologia A, l’analisi del testo. Il Miur proporrà quest’anno due tracce di due autori diversi, scelti a partire dal periodo storico dell’Unità d’Italia, come anticipato mesi fa dal Ministero dell’Istruzione. La tipologia B consiste, invece, nell’analisi e produzione di un testo argomentativo. La traccia chiederà agli studenti una interpretazione e una riflessione del documento proposto. Per quanto riguarda la tipologia C, invece, il Miur proporrà tracce vicine alle esperienze di studenti e studentesse

 

SECONDA PROVA 2019: COSA CAMBIA

La seconda prova scritta del 20 giugno riguarderà una o più discipline caratterizzanti i percorsi di studio. Con la circolare inviata oggi si forniscono alle scuole le prime indicazioni sulla seconda prova, con una novità: saranno previste, secondo la nuova normativa vigente, griglie nazionali di valutazione che saranno fornite alle commissioni per una correzione più omogenea ed equa. Le griglie ci saranno anche per la correzione della prova di italiano.

 

Tutte le novità appena annunciate dal Miur sull’esame di Stato 2019:

Per tutto l’articolo clicca qui

books-1841116_960_720
Scuola negata ai disabili, scoppia la protesta

Scuola negata ai disabili, scoppia la protesta: “Sospendete le lezioni per tutti”

I servizi di assistenza ancora non sono partiti. La solidarietà dei presidi: “Se potessimo chiuderemmo gli istituti”. E c’è chi fa lo sciopero della fame

di SALVO INTRAVAIA

 

“Se potessi farlo, chiuderei davvero la scuola per protesta”. I genitori degli studenti disabili, costretti a rimanere a casa per la mancanza di assistenza che dovrebbe assicurare la Città metropolitana (la ex Provincia regionale), chiamano in causa i dirigenti scolastici e questi si schierano totalmente dalla loro parte. Perché dopo due settimane di lezione non tutti gli studenti disabili sono riusciti ad entrare in classe. E la polemica divampa. Dall’account Facebook #SiamoHandicappatiNoCretini parte la richiesta ai capi d’istituto di “interrompere le attività didattiche finché non ci saranno pari diritti per tutti”. Mentre il presidente dell’Anffas Sicilia, Antonio Costanza, (l’Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) ha iniziato ieri lo sciopero della fame.

“E’ intollerabile che nel 2018 i servizi a supporto degli alunni disabili non inizino il primo giorno di scuola. Proseguirò lo sciopero – continua Costanza – fino a quando non avremo risposte dalle istituzioni: quando i nostri alunni avranno i servizi che spettano loro di diritto”. Una richiesta che trova d’accordo il preside del liceo artistico Catalano, Maurizio Cusumano, dove studiano 45 alunni disabili. “Se potessi farlo, chiuderei davvero la scuola in segno di vicinanza a tutti gli alunni disabili che non possono raggiungere le scuole. Ma non posso”.

“E’ aberrante – continua – che ogni anno ci si debba trovare in queste condizioni. Sono nauseato”. Le scuole inviano, per il tramite dell’Ufficio scolastico regionale, alla Città metropolitana di Palermo le istanze con i servizi richiesti a giugno. Evidentemente, non bastano due mesi abbondanti per approntare il tutto. Sono circa 400 gli studenti delle superiori di Palermo e provincia che hanno richiesto l’assistenza igienico-sanitaria e il trasporto-disabili. Per molti è impossibile raggiungere la scuola con mezzi propri. “Non capisco – dice Eliana Romano, a capo dell’istituto Ferrara in pieno centro storico – come ci si possa trovare ogni anno di fronte allo stesso problema. Bisognerebbe pensarci prima. La mia scuola è frequentata da 24 alunni disabili e per fortuna molti sono autonomi, ma uno non frequenta”.

“E’ assurdo – incalza Pia Blandano, preside del liceo Regina Margherita di Palermo – E’ ovvio che si lede il diritto allo studio di questi ragazzi ma non si riesce a risolvere il problema. Probabilmente, c’è un problema sui bilanci dell’ex Provincia. Ovviamente non possiamo chiudere la scuola, si tratta di una provocazione che comprendo”. Al Regina Margherita sono 60 gli alunni diversamente abili. Più di metà dipendono dal trasporto disabili e dagli assistenti e frequentano la scuola a singhiozzo, in base alle disponibilità dei genitori di accompagnarli e riprenderli dopo le lezioni. “Una mamma – conclude Blandano – mi ha detto che può accompagnare la figlia solo per due ore a settimana. Ma purtroppo anche quando partirà il servizio, se sarà come quello dell’anno scorso, si risolveranno i problemi solo in parte

 

per tutto l’articolo clicca qui