Via all’anno scolastico con 75mila alunni in meno

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Via all’anno scolastico con 75mila alunni in meno

Via all’anno scolastico con 75mila alunni in meno. Piace il liceo classico, fuga dal latino allo scientifico

Record di bambini e ragazzi disabili e alunni stranieri che tornano a crescere: il report del ministero dell’Istruzione

di SALVO INTRAVAIA

 

Meno plessi scolastici e meno alunni seduti in classe. Record di bambini e ragazzi disabili e alunni stranieri che tornano a crescere. In ripresa il liceo classico ma è fuga dal latino allo scientifico. Notte fonda invece per gli istituti professionali che continuano a perdere adepti. Domani mattina alle 8 in punto, quasi un milione di alunni di Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte faranno il loro primo ingresso in aula. Dal 12 settembre al 20, con la Puglia che chiude la lista, 7milioni e 768mila alunni delle scuole statali avranno iniziato le lezioni per il 2018/21019. Il ministero dell’Istruzione ha pubblicato l’annuale report con tutti i numeri dell’anno in questione.

Per effetto delle razionalizzazioni regionali, calano di quasi 181 unità le sedi dove si svolgeranno le lezioni. E il calo della popolazione scolastica, già prevista dalle statistiche dell’Istat, comincia a prendere forma: meno 75mila alunni in un solo anno, quasi tutti concentrati nella scuola dell’infanzia e nella primaria, e 121mila in meno in cinque anni. Di contro, aumenteranno gli alunni stranieri che, dopo un arresto del trend positivo, torneranno a crescere a buon ritmo: la previsione del Miur è di 788mila alunni non italiani, più 4 per cento rispetto all’anno scorso. Con record alla scuola media, che incrementerà la presenza straniera tra i banchi dell’8 per cento.

Dopo le prime avvisaglie degli anni scorsi, i numeri confermano il ritorno dei ragazzini di scuola media al ginnasio. Il liceo classico registra 2.200 alunni in più di 12 mesi fa, per un totale di 150mila presenze nei cinque anni. Ma allo scientifico è fuga dal Latino. Chi può e chi non ce la fa a tenere il ritmo del percorso ordinamentale preferisce virare sulle opzioni (scienze applicate e liceo sportivo) che non contemplano lo studio della lingua di Cicerone. In cinque anni, l’indirizzo dello scientifico ordinario (col latino) ha perso 88mila iscritti mentre i due indirizzi senza latino, che molti considerano light, conteggiano 89mila iscritti in più. E continua la licealizzazione della scuola superiore, in cui 49 ragazzi su cento sono in forza ai licei.

Tengono, con il 31,5 per cento di presenze in classe, gli istituti tecnici e continuano a contare meno alunni gli istituti professionali che negli ultimi anni sono andati incontro a ben due riforme. I 513mila iscritti rappresentano meno del 20 per cento di tutti i ragazzi delle superiori. Un record negativo. Che si contrappone al nuovo primato (245mila) di alunni disabili, 11mila in più rispetto allo scorso anno. Un fenomeno che farà crescere di 3mila unità anche i docenti specializzati nell’insegnamento ai soggetti disabili: gli insegnanti di sostegno che tuttavia, percentualmente, dovranno seguire più alunni in contemporanea: 1,74 a testa.

 

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A Piacenza la prima scuola cellulari-free.

Anche il Parini come la scuola di Piacenza……….

A Piacenza la prima scuola cellulari-free. Una lettera avverte i genitori.

L’istituto sportivo San Benedetto si doterà di speciali tasche che schermano i dispositivi

 

Una scuola cellulari free. Sarà la prima in Italia. Per rieducare i ragazzini alla socializzazione. Il liceo sportivo San Benedetto ha inviato una lettera alle famiglie per avvertirle che da lunedì i loro figli non potranno usare il cellulare in classe. “Seppur consapevoli della grande utilità dei cellulari, crediamo che il loro utilizzo diventi sempre più una fonte di distrazione, di comportamenti asociali e di conflitto sia a scuola che a casa”. La dirigenza del Liceo San Benedetto di Piacenza lo ha scritto in una lettera ai genitori degli studenti che, lunedì, primo giorno di scuola, troveranno una novità: l’istituto si doterà di un sistema per impedire agli studenti l’uso del cellulare a scuola, ricreazione compresa.

E’ la speciale tasca Yondr che scherma i dispositivi: una volta chiusa dall’insegnante alla prima ora, potrà esser sbloccata solo dagli stessi docenti, che lo faranno al termine dell’ultima lezione, tramite un’apposita base. Gli studenti potranno tenere con sé lo smartphone, reso inefficace. “Siamo la prima scuola phone-free di Italia”, dicono all’istituto. “Ricerche hanno dimostrato – prosegue la lettera – che la semplice presenza di cellulari nelle aule può avere un’influenza negativa sulla performance degli studenti”

L’istituo spiega che la sperimentazione in molte scuole americaneè stata utile anche per rieducare i teen-ager, che spesso si isolano anche nel contesto scolastico, alla socialità.

Attualmente le tasche Yondr, prodotte da un’azienda statunitense, sono utilizzate in centinaia di scuole nel mondo, ma anche a concerti e altri spettacoli, in tribunali, ai matrimoni o eventi dedicati ai bambini. “Dobbiamo ricordarci che l’obiettivo di questi spazi – scrive ancora la scuola ai genitori – è di incoraggiare le persone a relazionarsi l’una all’altra e al contesto”. E, riferendosi allo stop nell’uso dei cellulari, aggiunge: “Crediamo fermamente che ciò permetterà ai nostri studenti di essere maggiormente coinvolti nelle attività di classe e nei compiti, meno dipendenti dalla tecnologia nello svolgimento dei compiti in classe, meno coinvolti in atti di cyberbullismo, meno distratti e meno portati a procrastinare i compiti assegnati”.

 

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Maturità 2019: Le ultimissime dal MIUR

Maturità 2019: Le ultimissime dal MIUR

Di Andrea Carlino

I temi dell’alternanza scuola/lavoro e delle prove Invalsi sono sempre all’attenzione dell’opinione pubblica. Nelle intenzioni del ministro Marco Bussetti i due aspetti, tra i più contestati della Buona Scuola, devono essere ampiamente rivisti.

Ministro Bussetti: “Profonda riflessione su Invalsi”

A Radio Capital, Bussetti ha ribadito che si cambierà qualcosa su entrambi i fronti: “Profonde riflessioni sull’Invalsi. Il tema è la valutazione generale, che non può avere riferimenti di tipo oggettivo senza considerare contesti e culture. L’attenzione alle persone è fondamentale“.Lunedì scorso, a Il Messaggero, Bussetti era stato ancora più chiaro sull’argomento: “Le prove Invalsi si faranno, ma non saranno prescrittive ai fini dell’esame di Stato. Anche questo rinvio è una decisione di buon senso. Ci sarebbe stata, per la prima volta, una prova di inglese che gli studenti avrebbero affrontato senza avere mai avuto il tempo di sperimentare. Assurdo. La prova rimane come rilevazione degli apprendimenti, come valutazione di sistema. E poi sì, bisogna pensare anche ad altre forme di valutazione non solo degli apprendimenti ma delle soft skills (le capacità personali nell’affrontare problemi e difficoltà, ndr) come fanno molti Paesi dell’Ocse

Alternanza scuola lavoro: attenzione alla qualità

Sull’Alternanza scuola/lavoro, invece, per Bussetti è “un prezioso strumento di acquisizione di competenze. La vorrei qualificata, più mirata e più attenta”.

E sempre a Il Messaggero, Bussetti aveva aggiunto: “Fare esperienze di alternanza è molto importante. Per orientarsi sia nel mondo del lavoro sia nelle università. Tuttavia dobbiamo ricordare che l’Italia è molto variegata. Esistono territori con profonde differenze. Le esperienze che si possono fare nelle grandi città non possono essere fatte nelle campagne. Per questo è giusto dare un numero minimo di ore di alternanza da fare e contare sull’autonomia piena delle scuole. Ciascuna scuola potrà scegliere il percorso di alternanza e la durata con un numero minimo di ore di base. E ovviamente bisognerà sostenerle. Non è la quantità ad essere importante, ma la qualità dei percorsi“.

Interventi nel decreto Milleproroghe

Il Miur conta di intervenire fin da subito sui due argomenti. Come già segnalato da Skuola.net nei giorni scorsi, i primi interventi saranno contenuti nel decreto Milleproroghe, già approvato dal Senato e in esame alla Camera. L’alternanza, per ora, non sarà un requisito per l’ammissione alla maturità. Già nell’emendamento, su cui c’è accordo nella maggioranza, si fa slittare l’entrata in vigore della misura di un altro anno, poi ci sarà il restyling annunciato dal ministro Bussetti con la riduzione delle ore e la probabile definitiva uscita dai requisiti per i maturandi. Stessa sorte per le prove Invalsi che, nel 2018/2109, debuttano in quinta superiore: la partecipazione ai temuti test in italiano, matematica e inglese, diventa requisito d’accesso alla maturità ma non subito, bensì dall’anno successivo, cioè dal 2019/2020.

 

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Catastrofe culturale: studenti abbandonano la scuola

Catastrofe culturale: studenti abbandonano la scuola

 

Anticipiamo in esclusiva i dati elaborati dal dossier Tuttoscuola: ogni anno più di 150mila ragazzi lasciano le aule. I numeri impressionanti di un fallimento sociale ma anche economico. Tutti i dati dell’emergenza su L’Espresso in edicola da domenica 9 settembre

di Francesca Sironi

 

A giorni le classi saranno formate, gli zaini pronti, 590 mila ragazzi inizieranno le scuola superiori. Evviva. Ma uno di loro su quattro non arriverà al diploma. Dirà addio agli studi prima di averli portati a termine. Un dossier della rivista specializzata Tuttoscuola che L’Espresso può anticipare in esclusiva mostra come l’Italia abbia perso lungo la strada tre milioni e mezzo di studenti, dal 1995 a oggi. È una voragine: il 30,6 per cento degli iscritti è scomparso prima di raggiungere il traguardo. Certo, in questi vent’anni sono stati alzati argini, spesso grazie a iniziative esterne, di volontari e associazioni. E il tasso di abbandono scolastico è diminuito: nel 2018 hanno detto addio in anticipo ai professori 151mila ragazzi, il 24,7 per cento del totale, contro il 36,7 del duemila. È un miglioramento, ma non una vittoria.

Perché l’incuria intorno e lo sconforto interno che portano gli adolescenti a far cadere i libri prima di averli compresi, sono gli stessi spettri che rischiano poi di trattenerli a lungo in quella macchia che è la conta dei Neet, dei giovani che non studiano né lavorano: il vuoto lattiginoso dentro cui è chiuso un ventenne su tre al Sud. «Si può evitare questa immane, ennesima catastrofe culturale, economica e sociale, che avviene proprio davanti ai nostri occhi disattenti e rassegnati?», si chiede Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola, introducendo il dossier, “La scuola colabrodo”: «Per farlo di sicuro bisogna partire dal sistema scolastico».

A rafforzare l’urgenza del tema possono essere i conti. Tuttoscuola li ha fatti, in denaro: ha calcolato quanto ci costa questo spreco generazionale. Partendo dalla stima Ocse per cui lo Stato investe poco meno di settemila euro l’anno a studente, per l’istruzione secondaria, il costo degli abbandoni si misura allora in cinque miliardi e 520 milioni solo considerando i cicli scolastici 2009-2014 e 2014-2018. Cinque miliardi bruciati in nove appelli d’inizio settembre. Ancora non importa a nessuno, questo spreco? Guardando ai vent’anni presi in considerazione dal dossier, la cifra diventa addirittura vertiginosa: 55,4 miliardi di euro.

È la misura di un fallimento sociale, oltre che economico, enorme. E che ne racchiude altri, perché come ricorda il rapporto, più istruzione significa anche più lavoro, più salute, più democrazia. Mentre lasciar seccare l’insegnamento, e la sua copertura, significa togliere strumenti e possibilità agli attuali e prossimi cittadini, quindi all’Italia come paese. Sull’Espresso in edicola il 9 settembre tutti i dati del rapporto insieme alle riflessioni e alle proposte di chi si occupa di dispersione scolastica. Oltre a un focus sull’altro aspetto della fuga: quella dei neo-laureati che cercano un futuro solo all’estero.

 

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Scuola, stangata al ritorno dalle vacanze

Scuola, stangata al ritorno dalle vacanze: 1000 euro per libri, zaini e astucci

La denuncia delle associazioni dei consumatori. Oltre 500 euro solo per il corredo scolastico, a cui se ne aggiungono altrettanti per i testi scolastici. I consigli per risparmiare

 

La riapertura delle scuole si avvicina e i genitori si preparano a pagare un conto molto salato per il materiale scolastico dei propri figli. La cifra, secondo le associazioni dei consumatori, può superare anche i mille euro se si considera sia il corredo scolastico sia i libri.

Secondo i calcoli di Federconsumatori, quest’anno costerà intorno ai 526 euro il corredo scolastico per ogni singolo studente, con un incremento dello 0,8% rispetto al 2017. Nella classifica degli aumenti quest’anno il primo posto spetta agli astucci e diari legati ai beniamini dei cartoni animati, mentre per i libri e 2 dizionari i genitori dovranno sborsare poco più di 456 euro a ragazzo, vale a dire l’1,1% in meno rispetto all’anno scorso.

Più pesanti gli aumenti per astucci, zaini e materiale scolastico e anche per i libri di testo secondo il Codacons: nei negozi e nei supermercati di tutta Italia già da giorni è comparso tutto l’occorrente per la scuola – ricorda l’associazione – si va da diari e quaderni “low cost” a zaini e astucci griffatissimi con le marche del momento, sempre più richieste dai giovanissimi. In base alle prime stime l’associazione per i diritti dei consumatori calcola per il corredo scolastico (penne, diari, quaderni, zaini, astucci, ecc.) rispetto al 2017, un incremento medio del +2%, rincaro che raggiunge il +4% per il materiale “griffato”, ossia le marche più richieste dai giovanissimi perché legate a squadre sportive, cartoni animati, bambole o personaggi e serie famosi.

Il prezzo di uno zaino di marca raggiunge i 120 euro, mentre per un astuccio griffato attrezzato (con penna, matita, gomma da cancellare e pennarelli) la spesa arriva quest’anno a 40 euro – analizza il Codacons – Altra voce che incide sulla spesa per il corredo è quella relativa al diario, che sfiora i 20 euro per le marche più note. L’esborso per il materiale scolastico completo raggiungerà durante l’anno scolastico 2018/2019 – secondo l’associazione – quota 520 euro a studente su base annua, cui va aggiunto il costo per libri di testo, altra voce che inciderà pesantemente sui portafogli delle famiglie italiane, variabile a seconda del grado di istruzione e della scuola. Contrariamente a Federconsumatori, che parla di un leggero risparmio per l’acquisto dei testi scolastici, il Codacons smentisce la possibilità di sensibili riduzioni e anzi si prevede un esborso economico maggiore a carico delle famiglie rispetto lo scorso anno scolastico.

Per questo, tra corredo e libri di testo – denuncia il Codacons – la spesa complessiva può facilmente superare i 1.100 euro a studente, una vera e propria stangata per le tasche degli italiani.

Tuttavia – spiega l’associazione – anche sulla spesa scolastica è possibile risparmiare sensibilmente e abbattere i costi del 40% seguendo alcuni consigli. Prima di tutto non inseguendo le mode, e acquistando prodotti di identica qualità a quello dei marchi più famosi, si possono abbattere le spese del 40%. Scegliendo di acquistare i prodotti nei supermercati si può arrivare a risparmiare fino al 30% rispetto alla cartolibreria, mentre rinviare gli acquisti a un momento successivo all’inizio delle scuole può significare altri notevoli risparmi. Infine, raccomanda ancora il Codacons, spesso è utle attendere le indicazioni dei professori, così da evitare acquisti superflui o carenti.

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Maturità 2019

Maturità 2019

Ritorno a scuola nell’incertezza. Bussetti: “Tutte le novità entro settembre”

Di certo c’è solo una data: il 19 giugno, giorno della prova scritta di Italiano. Il ministro rassicura, ma gli studenti chiedono chiarezza

di SALVO INTRAVAIA

Per la prima volta, i 500mila studenti dell’ultimo anno delle superiori che si apprestano a rientrare in classe non sanno con quale formula affronteranno gli esami di maturità. Il governo Lega-5Stelle intende mettere mano anche alla prossima maturità. A sparigliare le carte, una intervista del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti alla Stampa dei giorni scorsi che anticipa novità sui prossimi esami di stato. “E’ un lavoro – spiega l’inquilino di viale Trastevere – che stiamo facendo con gli uffici del ministero. Lo dettaglieremo a decisioni prese e, comunque, entro settembre. L’esame è sempre un tema delicato che mette in fibrillazione ragazzi e famiglie”.Secondo la normativa vigente, la maturità 2019, che prederà il via mercoledì 19 giugno 2019 con la prova scritta di Italiano, si svolgerà secondo le novità introdotte con la Buona scuola bis. E per la precisione: due sole prove scritte, mandando in soffitta la terza prova spesso sotto forma di quizzone a risposte aperte e chiuse; rivoluzione dei punteggi, con 40 centesimi destinati alla carriera scolastica e 20 centesimi per ciascuna prova scritta e per il colloqui; introduzione di un test Invalsi obbligatorio per essere ammessi agli esami, da svolgersi entro il mese di aprile; abolizione della tesina di apertura del colloquio che verrà sostituita da una prova sull’alternanza scuola-lavoro.

Ma, a questo punto, come si svolgeranno i prossimi esami di maturità? Secondo le regole nuove, che diventano vecchie al cospetto delle modifiche ventilate da Bussetti, o seguendo una procedura ancora diversa? L’esame di maturità, negli ultimi anni, è stato al centro delle polemiche per due ragioni: i troppi cervelloni che si diplomano con 100 e lode al Sud e la scarsa selezione di una procedura che, tra compensi ai commissari e costi collegati alle prove d’esame, costa quasi mezzo miliardo di euro all’anno. Col risultato di un “todos caballeros”: tutti promossi. Gli esami conclusi lo scorso mese di luglio hanno dato il seguente verdetto: 99,6 per cento di promossi e “solo” 4 bocciati ogni mille candidati. A svolgere il lavoro sporco sono i consigli di classe, che quest’anno non hanno ammesso 4 ragazzi su cento. L’esame è poi una formalità che tuttavia crea sempre un certo patema d’animo a studenti e genitori. Cui quest’anno si aggiunge l’incertezza delle regole.

“Il fatto che a oggi non ci siano certezze su come verrà strutturato l’esame di maturità rappresenta il nodo problematico di fondo, laddove – dichiara Giulia Biazzo, dell’Unione degli studenti – non si dà alle studentesse e agli studenti un’aspettativa e certezze rendendo più incerto tutto il quadro dei prossimi esami di stato. Come del resto su molti aspetti della scuola italiana”. Le rappresentanze studentesche avevano già criticato la riforma Renzi, soprattutto sugli aspetti che riguardano il quizzone Invalsi, senza svolgere il quale non si potrà accedere agli esami, e il ruolo dell’Alternanza scuola-lavoro, con l’obbligo di avere svolto tutte le 200/400 ore perviste per i liceali e gli studenti dei tecnici e dei professionali, e l’obbligo di relazionare agli esami sull’esperienza svolta. Ma adesso la polemica si è spostata sull’eventuale cambio in corso d’opera annunciato dal governo giallo-verde

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