Autoregolazione, autoefficacia e co-regolazione nell’apprendimento

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Autoregolazione, autoefficacia e co-regolazione nell’apprendimento

Autoregolazione, autoefficacia e co-regolazione nell’apprendimento

Bellissimo articolo scritto da Vincenzo Amendolagine

Diverse ricerche hanno messo in evidenza che spesso il successo scolastico dipende dalla capacità di autoregolarsi. In altre parole, per giungere ai traguardi di apprendimento lo studente deve monitorare, controllare e regolare la sua applicazione nello studio. L’autoregolazione ha un suo iter procedurale ben preciso, ovvero lo studente deve darsi un obiettivo da raggiungere, utilizzare le strategie giuste, monitorare i propri progressi, sondare l’efficacia dell’intero processo.  Perché questa abilità possa estrinsecarsi è molto importante l’approccio psicopedagogico degli educatori (Agina, Kommers e Steehouder, 2011). In pratica, è necessario che i docenti promuovano nei loro discenti, fin dalle prime fasi della scolarizzazione, un processo di apprendimento attivo, che li accompagni nel corso di tutta l’intera carriera scolastica.

La validità dell’autoregolazione nell’apprendimento è un predittore del successo nei contesti scolastici (Zimmermann, 2008). Connessa all’autoregolazione è l’autoefficacia (Bandura, 1977) che il soggetto prova quando sa che, grazie alle sue abilità, è in grado di raggiungere un obiettivo che si prefissato.

Le variabili dell’insuccesso scolastico

L’incremento del ruolo di protagonista nel proprio apprendimento è agevolato da una serie di fattori, quali il possedere delle procedure metacognitive, la motivazione ad apprendere e il contesto di apprendimento (Dembo, Junge e Lynch, 2006). Quest’ultimo svolge un ruolo chiave, potendo attivare o ostacolare l’autoregolazione nell’apprendimento.

L’autoregolazione e l’autoefficacia sono due strumenti importanti che prevengono, laddove presenti, l’insuccesso scolastico. Blair e Raver (2015) vedono l’insuccesso scolastico  correlato ad alcuni elementi, quali le caratteristiche personali (inclusi l’autoregolazione e l’autoefficacia), il retroterra familiare e il contesto scolastico. Fra le caratteristiche personali sono da annoverare la capacità di organizzare le informazioni e di finalizzarle all’esecuzione del compito assegnato; l’abilità di focalizzare la propria attenzione; l’attitudine a riflettere sulle esperienze che si fanno; la competenza sociale, che induce ad avere delle interazioni interpersonali positive.

L’apprendimento cooperativo e la co-regolazione

Frequentemente nei contesti scolastici sono promossi i processi di cooperazione fra alunni nell’ambito dell’apprendimento (cooperative learning). In questo caso, si formano dei gruppi di apprendimento in cui l’autoregolazione nello studio da processo individuale diventa collettivo, coinvolgendo l’intero insieme di studenti che partecipano al gruppo (Hayes, Uzuner – Smith e Shea, 2015). In ragione di ciò, l’autoregolazione diviene co-regolazione.

La co-regolazione è efficace, ovvero promuove anche nel singolo la capacità di autoregolazione, nella misura in cui il gruppo è efficiente, ossia si crea un’interdipendenza positiva fra i membri che lo compongono. Nei gruppi di apprendimento si stabiliscono delle dinamiche differenti. Ci sono, infatti, degli individui che adottano un ruolo più attivo e altri un ruolo più periferico. Alcune volte, però, i membri più attivi non sono necessariamente i più qualificati.

Lavoro di gruppo, autoregolazione e autoefficacia

Uno studio (Fernandez-Rio, Cecchini, Mendez-Gimenez, Mendez-Alonso e Prieto, 2017), svolto dai ricercatori del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Oviedo, in Spagna, ha voluto assodare come l’apprendimento cooperativo influisce sull’autoregolazione e sull’autoefficacia di ciascuno studente che fa parte di un gruppo di apprendimento. Lo studio ha reclutato 2513 studenti di scuola secondaria di secondo grado, con un’età compresa fra 12 e 17 anni, iscritti a 17 differenti scuole che appartengono al Network Nazionale delle Scuole Spagnole che utilizzano quotidianamente l’apprendimento cooperativo. Tutti i partecipanti alla ricerca avevano fatto l’esperienza dell’apprendimento cooperativo per almeno un anno scolastico. Per valutare gli effetti dell’apprendimento cooperativo sugli studenti sono stati somministrati alcuni questionari, quali The Cooperative Learning Questionnarie (Fernandez-Rio, Cecchini, Mendez-Gimenez, Mendez-Alonso e Prieto, 2017), che indaga l’efficacia dell’apprendimento cooperativo; The Strategies to Control the Study Questionnaire (Hernandez e Garcia, 1995), che valuta l’autoregolazione nell’apprendimento; The Global Academic Self – Efficacy Questionnarie (Torres, 2006), che indaga l’autoefficacia percepita.

Dai risultati della ricerca si evince che l’apprendimento cooperativo influenza positivamente l’autoregolazione e l’autoefficacia nell’apprendimento nel 35% circa dei soggetti esaminati (888 ragazzi).

 

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Maturità 2018

Maturità 2018, annunciate le materie della seconda prova.

 

Maturità 2018, annunciate le materie della seconda prova Matematica allo Scientifico, Greco al Classico
La Ministra Fedeli firma il decreto Torna #NoPanic, l’iniziativa del Miur dedicata all’Esame

 

Maturità 2018 ,Greco per il Liceo classico, Matematica per lo Scientifico, Scienze umane  per il Liceo delle Scienze umane, Economia aziendale per l’indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing degli Istituti tecnici, Scienza e cultura dell’alimentazione per l’indirizzo Servizi enogastronomia e ospitalità alberghiera degli Istituti professionali.

Sono alcune delle materie scelte per la seconda prova scritta della Maturità 2018, annunciate oggi sui profili social del MIUR, dopo la firma dell’apposito decreto da parte della Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli. Il post di annuncio delle materie segna anche il ritorno di #NoPanic, l’iniziativa social del MIUR lanciata lo scorso anno per accompagnare con materiali informativi, consigli di esperti e video esplicativi i mesi che precedono la Maturità.

“Alle ragazze e ai ragazzi che affronteranno le prove a giugno faccio un grande in bocca al lupo. So che questo momento era molto atteso, come ogni anno. Si tratta del primo rito ufficiale che apre il percorso che nei prossimi mesi vi condurrà verso l’Esame. Anche quest’anno la macchina della Maturità si è messa in moto per garantire che tutto si svolga nel migliore dei modi: c’è un grande lavoro dietro le prove che svolgerete”. Prosegue la Ministra: “Le materie della seconda prova sono state individuate anche quest’anno scegliendo tra quelle che caratterizzano maggiormente il corso di studi. Ringrazio fin da ora le docenti e i docenti per l’impegno che metteranno nell’accompagnarvi verso l’Esame. Continuate, ogni giorno, a consolidare la vostra preparazione, ad arricchire le vostre conoscenze e competenze. Non solo in vista della Maturità, ma come bagaglio da portare con voi lungo tutto l’arco della vita”.

La #Maturità2018 avrà inizio il prossimo 20 giugno con la prova di Italiano. Il 21 giugno sarà la volta della seconda prova scritta, nella materia caratterizzante ciascun indirizzo. L’elenco completo delle materie scelte per la seconda prova è disponibile da oggi nella sezione dedicata all’Esame di Stato del II ciclo sul sito del MIUR:
http://www.istruzione.it/esame_di_stato/index.shtml.

Questo l’elenco sintetico delle principali materie.

Licei
Le materie scelte per la seconda prova sono: Greco per il Liceo classico; Matematica per lo Scientifico, anche per l’opzione Scienze applicate; Lingua e cultura straniera 1 per il Liceo linguistico; Scienze umane per il Liceo delle Scienze umane, anche per l’opzione Economico sociale; Discipline artistiche e progettuali caratterizzanti l’indirizzo di studi per il Liceo artistico; Teoria, analisi e composizione sarà la materia della seconda prova al Liceo musicale; Tecniche della danza al Liceo coreutico.

Istituti tecnici
Tra le materie scelte per i Tecnici: Economia aziendale per l’indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing; Lingua inglese nell’opzione Relazioni internazionali per il marketing e nell’indirizzo Turismo; Estimo per l’indirizzo Costruzioni, Ambiente e Territorio; Meccanica, macchine ed energia per l’indirizzo Meccanica, Meccatronica ed Energia; Sistemi e reti per l’indirizzo Informatica e telecomunicazioni; Progettazione multimediale per l’indirizzo Grafica e comunicazione; Economia, Estimo, Marketing e legislazione per l’indirizzo Agrario.

Istituti professionali
Tra le materie scelte per i Professionali: Scienza e cultura dell’alimentazione per l’indirizzo Servizi enogastronomia e ospitalità alberghiera, Diritto e tecniche amministrative della struttura ricettiva nell’articolazione Accoglienza turistica; Tecniche professionali dei servizi commerciali per l’indirizzo Servizi commerciali; Tecnica di produzione e di organizzazione nell’indirizzo Produzioni industriali e artigianali – articolazione Industria; Tecnologie e tecniche di installazione e manutenzione per l’indirizzo Manutenzione e Assistenza tecnica.

Le materie affidate ai commissari esterni sono state individuate in modo da assicurare un’equilibrata composizione della Commissione. Sulla pagina del sito del Miur dedicata all’Esame di Stato è disponibile anche l’elenco delle discipline affidate a commissari esterni.

Quest’anno sono oltre 300 gli istituti coinvolti nel Progetto ESABAC  per il rilascio del doppio diploma italiano e francese; tra questi, per la prima volta sono compresi percorsi dell’istruzione tecnica (ESABAC Techno).

 

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Migliaia di scuole a rischio chiusura

Migliaia di scuole a rischio chiusura, non sono a norma contro gli incendi.

L’allarme dell’associazione dirigenti scolastici: “La metà degli edifici, sono a rischio chiusura che ospita 8 milioni di alunni, non ha il certificato di prevenzione”. Dal primo gennaio l’obbligo di adeguarsi alla legge

di SALVO INTRAVAIA

 

Migliaia di edifici scolastici sono a rischio chiusura per carenze nei requisiti antincendio. A lanciare l’allarme è l’Andis (l’Associazione nazionale dirigenti scolastici), che qualche giorno fa ha inviato una preoccupata lettera alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Secondo il presidente dell’Andis, Paolino Marotta, oltre metà dei plessi in cui svolgono le lezioni quasi 8 milioni di alunni italiani è sprovvisto di Certificazione prevenzione incendi e, per questa ragione, potrebbe essere chiusa “al pur minimo sopralluogo degli enti di vigilanza”.

La questione riguarda i 42mila edifici che ospitano le scuole in tutto il territorio nazionale. E diventa urgente perché nella legge di Bilancio, approvata a dicembre, non è stata prevista “la proroga dei termini per la messa a norma antincendio degli edifici scolastici”, esponendo i dirigenti scolastici e gli enti locali proprietari degli immobili (i Comuni, per le scuole dell’infanzia, primarie e medie, e le province per gli istituti superiori) alle sanzioni previste dalla legge.

Secondo Marotta, che cita l’ultimo dato fornito da Legambiente, i plessi sforniti di tale visto ammonterebbero al 52,6 per cento del totale. Un dato coerente con quello fornito dalla Struttura di missione sull’edilizia scolastica presso la presidenza del Consiglio dei ministri, che nell’aprile del 2016 parlava di un 54 per cento di edifici senza Cpi, cioè il Certificato prevenzione incendi.

L’auspicio di Marotta e dei suoi colleghi è che la ministra Fedeli intervenga “presso il Dipartimento dei Vigili del fuoco perché venga emanato un decreto ad hoc, che consenta agli enti proprietari di procedere al progressivo adeguamento alla norma degli edifici scolastici, magari con programmazioni triennali in analogia a quanto già avviene per le strutture sanitarie”.

Dopo l’enorme somma che gli ultimi due governi Renzi e Gentiloni hanno destinato al miglioramento delle condizioni di sicurezza delle scuole italiane (oltre 10 miliardi di euro stanziati di cui 5,2 già assegnati agli enti locali) è incomprensibile che ci siano ancora così tanti plessi senza i requisiti antincendio, una situazione che potrebbe determinarne rischio chiusura.

La legge di riferimento, “Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica”, risale al 1992. Il decreto del ministero degli Interni in questione dava cinque anni di tempo ai proprietari degli immobili scolastici per adeguarsi alle prescrizioni necessarie o per rendere sicure le eventuali procedure di evacuazione in caso di incendio. In seguito la scadenza, per le difficoltà degli enti locali, dovute anche alla carenza di fondi, è stata spostata in avanti di oltre vent’anni.

La preoccupazione di Marotta e dei dirigenti scolastici

è che presto la Cassazione possa pronunciarsi come ha fatto lo scorso primo Gennaio, quando ha sancito il principio che le scuole non in regola con le norme antisismiche (anche con una minima inadeguatezza al Rischio sismico) vanno chiuse immediatamente. E il sindaco non può opporsi.

 

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Scuola, troppi compiti nelle vacanze

Scuola, troppi compiti nelle vacanze non aiutano il rendimento scolastico

Una ricerca internazionale fatta sugli studenti di terza media e quarta elementare dimostra che i risultati in Matematica e Scienze peggiornano quando le ore dedicate allo studio a casa durano più di tre ore alla settimana

di SALVO INTRAVAIA

Troppi compiti a casa fanno male al rendimento scolastico. Le vacanze di Natale sono agli sgoccioli e per migliaia di alunni, grandi e piccoli, si ripropone il solito problema: immergersi a capofitto nello studio per svolgere tutti i compiti assegnati dagli insegnanti oppure fare solo il necessario e sperare che nessuno se ne accorga? La questione dei compiti da svolgere al di fuori della giornata scolastica, da un po’ di tempo a questa parte, è diventata centrale per le famiglie italiane. I genitori protestano per il carico eccessivo cui sono sottoposti i loro figli durante i pomeriggi. Mentre le maestre, per assegnarli in grande quantità, li considerano fondamentali per l’apprendimento.

Ma qual è la dose giusta di compiti a casa? E sono sempre utili? Una indicazione arriva dai test internazionali svolti nel 2015 dagli alunni di terza media e di quarta elementare di mezzo mondo: il Timss, sugli apprendimenti in Matematica e Scienze. E’ il risultato è sorprendente.

In Matematica, i ragazzini italiani di terza media collezionano 494 punti in Matematica e 499 in Scienze. Ma se si va a guardare il risultato in base alla quantità di compiti assegnati a casa (in termini di minuti di studio a settimana) si scopre che coloro che studiano nel pomeriggio da 45 minuti a 3 ore a settimana di geometria e polinomi – pari al massimo a 25 minuti al giorno, domeniche comprese – lo score sale a 502 punti. Mentre coloro che studiano ancora più delle tre ore settimanali il punteggio precipita a 488 punti. Stesso discorso, anche se con differenze inferiori per le Scienze. “L’effetto del ‘troppo studio’, che ovviamente va spiegato meglio con ulteriori approfondimenti mirati, è coerente con la raccomandazione che, come Invalsi, non ci stanchiamo mai di fare di ‘non esercitarsi eccessivamente sulle prove Invalsi’, perché, trattandosi di prove non nozionistiche, non ha senso incoraggiarne l’allenamento meccanico”, spiega Paolo Mazzoli, direttore dell’Invalsi.

“Credo di poter dire – aggiunge Mazzoli – che lo stesso discorso vale anche nella didattica quotidiana della matematica, e cioè che, ad esempio, fare 10-20 esercizi simili sulle equazioni, o sulle equivalenze, rischia di risultare controproducente rispetto ad un auspicabile apprendimento duraturo e ben padroneggiato”. Anche “per le scienze, sempre riferendoci alla terza media, abbiamo ugualmente un aumento del punteggio degli alunni che studiano meno di tre ore a settimana (ma più di 45 minuti) ma la differenza non è statisticamente significativa”, conclude. E passando ai piccoli di quarta elementare, spesso inondati di compiti che risultano difficili anche per i loro genitori, le cose non cambiano.

In questo caso l’Italia fa bella figura nel confronto internazionale: 507 punti in Matematica e 516 in Scienze piazzano i nostri piccoli nella parte alta del ranking. E spulciando tra una miriade di numeri salta fuori che i risultati migliori in Matematica arrivano dai bambini che studiano a casa da 31 a 120 minuti a settimana. Forse soltanto per ripassare ciò che si è appreso in aula. Per loro il punteggio sale a 513 punti. Mentre per i compagni ai quali le insegnanti assegnano un carico di lavoro pomeridiano superiore alle due ore settimanali la performance si appanna: 484 punti, ben 29 lunghezze in meno.

E in Scienze i dati sono sorprendenti: i piccoli ai quali le maestre non assegnano nessun compito a casa salgono addirittura a 544 punti. Un risultato che avvicinerebbe i bambini di quarta elementare nostrani alle posizioni di vertice della classifica mondiale, guidata da Singapore con 590 punti.

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La Costituzione italiana compie 70 anni.

 

La Costituzione italiana compie 70 anni ed entra in classe. Sarà protagonista anche alla maturità 2018?

 

La Costituzione italiana fresca del suo 70° anno, è entrata infatti in vigore il 1° gennaio 1948, la Costituzione italiana non poteva, vista questa importante occasione, che essere celebrata in grande anche dal mondo della scuola. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha infatti previsto una serie di manifestazioni, già a partire dal prossimo 8 gennaio. Non solo, in tutte le scuole verrà prestissimo distribuito il testo della Costituzione italiana, con lo scopo di avvicinare gli studenti ai suoi principi fondamentali. E chissà, magari potrebbe essere una delle protagoniste anche alla Maturità 2018; se non nelle prove scritte (ma è comunque tra i temi più prevedibili) almeno al colloquio orale.

La Costituzione italiana nuova compagna di classe

“Invieremo la Costituzione italiana nelle scuole non solo affinché sia riletta, ma per fare in modo che diventi parte di un percorso di studio e confronto che consenta alle nostre giovani e ai nostri giovani di capire come è nata, attraverso quale dibattito”. Così la Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa che prevede la distribuzione del testo della Costituzione italiana in tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado. Gli studenti, quindi, avranno una nuova compagna di classe che li aiuterà a confrontarsi e a comprendere meglio le basi su cui poggia la nostra convivenza civile. “Vogliamo che le nuove generazioni – ha proseguito la Ministra – riscoprano e approfondiscano i valori fondanti di democrazia, libertà, solidarietà e pluralismo culturale che la Costituzione esprime”.

Le iniziative per festeggiare questo traguardo

Oltre alla distribuzione nelle scuole, il Miur ha però organizzato altre iniziative per celebrare questo importante traguardo raggiunto dalla Costituzione. Lunedì 8 gennaio, presso l’Istituto Tecnico Agrario Statale “Emilio Sereni” di Roma, il Presidente della Corte costituzionale – Paolo Grossi – e la stessa Ministra dell’Istruzione, firmeranno una Carta d’intenti che darà il via al progetto “Viaggio in Italia: la Corte costituzionale nelle scuole”, un ciclo di incontri tra i giudici della Corte costituzionale e gli studenti, durante i quali potranno essere approfonditi temi quali la genesi, la composizione e il funzionamento della Corte costituzionale. Verrà poi presentato il concorso nazionale “La Costituzione italiana dei ragazzi” che si propone di offrire agli studenti un’occasione di riflessione sulla nascita della Repubblica e sull’importanza del ruolo della Carta costituzionale nel percorso di crescita di un’Italia democratica. Il 9 gennaio, invece, i 70 anni della Costituzione saranno festeggiati al Senato della Repubblica, con trecento studentesse e student,i alla presenza del Presidente Pietro Grasso, della ministra Fedeli e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

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Alternanza scuola lavoro

Alternanza scuola lavoro, cento docenti a vigilare e un bottone rosso per le denunce.

Agli Stati generali la ministra Fedeli annuncia la nuova piattaforma online. “Il progetto scolastico è stato una delle maggiori innovazioni degli ultimi anni”. La Cgil: “Attenzione, molti studenti a marzo votano”. Manifestazioni al Miur

di CORRADO ZUNINO

Per valutare e risolvere gli aspetti critici dell’Alternanza scuola lavoro – studenti mandati a spalare in stalla invece che istruiti al funzionamento di una fattoria didattica, ragazzi di un Alberghiero chiamati a piegare maglioni da Zara invece di apprendere come si allestisce una vetrina -, il ministero dell’Istruzione ha istruito cento docenti, oggi incardinati nei venti Uffici scolastici regionali, li ha affidati a una task force centrale di dieci persone guidata dal capo delle segreteria tecnica della ministra, Oscar Pasquale, e ha chiesto a tutti e centodieci di occuparsi delle esperienze formative che non tornano, delle segnalazioni di mala Alternanza che, da oggi, potranno arrivare direttamente dagli studenti. Il piano prevede anche l’intervento di mille tutor dell’Agenzia nazionale per le politiche del lavoro attivo, istituita con il Jobs Act: duecentocinquanta saranno operativi da gennaio. Ieri mattina il gruppo dei cento docenti ha raggiunto Roma per finalizzare le istruzioni fin qui ricevute

La novità della Legge 107, l’Alternanza appunto, è stata fortemente criticata in autunno ed è stata motivo di manifestazioni di piazza ancora ieri. “Le nostre università, con i tirocini sfruttamento, sono ormai palestre di lavoro gratuito o precario”, dice Andrea Torti della Link, organizzazione che attraverso l’Unione degli studenti ha organizzato un corteo che si concluderà – servizio d’ordine permettendo – sotto le finestre della ministra con alcuni ragazzi in tuta blu e incatenati.

Aprendo gli Stati generali dell’Alternanza scuola lavoro, questa mattina nella Sala delle comunicazioni del ministero, Valeria Fedeli ha illustrato la nuova piattaforma allestita all’interno del sito del Miur (www.alternanza.miur.gov.it). Le scuole, da oggi, potranno cercare qui luoghi di ospitalità per il mezzo milione di studenti del triennio superiore chiamati ad apprendere la logica del lavoro, a fare le prime esperienze di orientamento post-diploma (sono 400 le ore obbligatorie di Alternanza per gli iscritti agli istituti tecnici e professionali, 200 ore quelle per i licei). Sulla nuova piattaforma, evoluzione del vecchio registro tenuto in collaborazione con Unioncamere, le aziende, i musei, i negozi commerciali, le organizzazioni no profit, i giornali, le università, le fattorie potranno offrire il loro progetto formativo e indicare i luoghi dove si svolgerà. Racconta Oscar Pasquali: “La nuova piattaforma riprende la logica booking.com, ospiterà l’incontro tra domanda educativa e offerta di esperienze”.

Il sito ufficiale sull’Alternanza scuola lavoro, fino a ieri, era un elenco di aziende e strutture che indicavano il numero di studenti che potevano accogliere, gli orari in cui si poteva svolgere il progetto didattico. Da oggi sulla pagina le notifiche avvertiranno il singolo istituto che una sua richiesta è stata soddisfatta. La nuova Alternanza prevede un ciclo di lezioni sulla sicurezza preparato dall’Inail: sette blocchi, quattro ore in tutto, e lo studente a ogni fine sessione dovrà rispondere alle domande. Se per tre volte non supererà il test, dovrà ripartire da capo. Ancora, ci sarà un ampio spazio in cui le tre figure protagoniste (scuola, alunno e struttura ospitante) potranno vicendevolmente valutarsi. In futuro il portale offrirà un registro delle presenze per chi ha svolto fuori dall’istituto scolastico le ore obbligatorie.

Il punto centrale e più discusso delle nuove pagine è il “bottone rosso”, raggiungibile con un “clic”. Il singolo studente, “prendendosene la responsabilità”, potrà segnalare episodi o cicli interi di cattiva formazione. La mala Alternanza, sì. Prima di far arrivare la denuncia direttamente al ministero dell’Istruzione, ogni ragazzo dovrà far sapere se si è già rivolto al responsabile scolastico del progetto o al dirigente dell’istituto. Se non l’ha fatto – e dovrà certificarlo online – potrà comunque rivolgersi al Miur. Entro sette giorni l’ufficio distaccato del ministero dovrà dare una risposta. Se lo studente non sarà soddisfatto, potrà chiedere l’intervento del ministero centrale (che in cinque giorni risponderà).

“I numeri dei primi tre anni di attuazione sono incoraggianti”, dice la Fedeli, “la risposta da parte delle scuole è stata significativa e immediata. Le esperienze pionieristiche di Alternanza scuola lavoro risalgono al 2003 e oggi dobbiamo garantire percorsi sempre più qualitativi. Stiamo parlando di una didattica preziosa, una delle maggiori innovazioni introdotte nella scuola negli ultimi anni. Unisce il sapere al saper fare, consente di consolidare conoscenze acquisite sui banchi, di sviluppare competenze come il problem solving e il lavoro in gruppo. E’ un’attività, soprattutto, di orientamento e permette ai giovani di conoscersi meglio, di scoprire attitudini e preferenze”.

Il ministero dell’Istruzione ha redatto una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in Alternanza: “Garantirà l’accesso a una formazione personalizzata e coerente con il piano di studi, da svolgere in un ambiente di qualità, con obiettivi di apprendimento chiari, un tutor scolastico e uno nella struttura ospitante”, dice la Fedeli. La Carta è stata contestata dagli studenti di Uds e Udu, le sigle più rappresentative. Sul bottone rosso ancora la ministra: “Potremo seguire le segnalazioni, monitorarne i percorsi e garantire risposte rapide”. Cita infine ottanta esempi di “buone esperienze”, tutte rintracciabili sul nuovo sito.

Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil, è sempre critico: Il quadro resta fortemente negativo. Il Miur non tocca il numero delle ore obbligatorie, non modifica percorsi pesantemente ancorati alle presunte esigenze del mercato del lavoro, aggrava norme che favoriscono lo sfruttamento dei ragazzi in Alternanza in sostituzione di lavoratori retribuiti, non dà certezza sulla gratuità dei percorsi per studenti e famiglie. Il tema sarà uno degli argomenti più rilevanti su cui si giocherà la partita delle prossime elezioni politiche, dal momento che poco meno della metà degli studenti in Alternanza potrà esercitare il diritto di voto”.

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Il Centro Studi Parini

Il Centro Studi Parini, una realtà educativa a Parma.

Siamo anche sul LA GAZZETTA DI PARMA, non solo con la regolare pubblicità, ma anche con un articolo dedicato a noi!

“Vorremmo assicurare un giusto equilibrio al percorso educativo ad ogni individuo, il quale si rifletterà positivamente nell’esperienza di tutti gli altri membri della società; crediamo che qualsiasi incidente di percorso scolastico, qualsiasi blocco o rinuncia allo studio sono alla fine un danno per ciascuno di noi e tutta la società”. Quindi, “impegnarsi ad aiutare coloro che vogliono risolvere i loro problemi non è solo un’azione educativa ma anche sociale perché indirizzata al sostegno di tutta la collettività”.

 

Giornale_ 13 Ottobre

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Lo smatphone a scuola

Lo smatphone a scuola.

Ministra Fedeli, nel primo giorno di scuola li ha visti tutti quei ragazzi che entrano in classe con Lo smartphone a scuola?
“Li vedo e li frequento, i ragazzi. E so che non si può continuare a separare il loro mondo, quello fuori, dal mondo della scuola”.

Quindi?
“Da venerdì prossimo una commissione ministeriale s’insedierà per costruire le linee guida dell’utilizzo dello smartphone in aula. Entro breve tempo avrò le risposte e le passerò con una circolare agli istituti”.

Cosa ne pensa dello smartphone in mano a un tredicenne?
“È uno strumento che facilita l’apprendimento, una straordinaria opportunità che deve essere governata. Se lasci un ragazzo solo con un tablet in mano è probabile che non impari nulla, che s’imbatta in fake news e scopra il cyberbullismo. Questo vale anche a casa. Se guidato da un insegnante preparato, e da genitori consapevoli, quel ragazzo può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare: internet. Quello che autorizzeremo non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, sarà un nuovo strumento didattico”.

Dice che frequenta gli adolescenti, ministra, ma li conosce? Per l’Ocse il 70 per cento dei nostri ragazzi affronterà l’anno scolastico con ansia.
“Ne ho preso atto e sull’adolescenza ho creato uno dei tre gruppi di lavoro interni. Stanno incontrando associazioni e psicologi, ad ottobre organizzeranno una due giorni internazionale dedicata. Gli insegnanti, in classe, devono coinvolgerli e appassionarli. Un ragazzo può sbagliare, ma deve sapere che non è a scuola per essere giudicato, piuttosto aiutato a superare il suo limite. E deve riscoprire, in questo mondo, la qualità delle relazioni umane”.

Di nuovo la ministra buonista. Gli studenti di Terza media possono accedere all’esame «anche se mancano i livelli di approfondimento», dice una delle sue deleghe.
“Lo sa che in Consiglio dei ministri volevano che mettessi per iscritto “vietato bocciare”, vietato per legge. Ho tenuto, sono rigorosa, voglio studenti preparati. Ma c’è chi apprende in tre minuti e chi in una settimana: la scuola deve farsene carico e cercare di portare avanti tutta la classe. L’esame di Terza media sarà più leggero, non più facile”.

Si studia poco il Novecento. Storia, Letteratura. Male e velocemente la cultura del Dopoguerra.
“Nel programma ministeriale c’è tutto il Novecento e ogni docente potrebbe farlo in modo completo. Autori come Grazia Deledda e Giorgio Caproni vanno fatti riemergere. Due giorni dopo che è andato in pensione ho chiamato Luca Serianni, il grande italianista della Sapienza. Gli ho chiesto di aiutarci a vivificare lo studio dell’italiano”.

Come è iniziato l’anno scolastico 2017-2018, ministra?
“Non ho ricevuto una segnalazione negativa. Se i prossimi tre giorni saranno così potrete cancellare la parola “caos” dai vostri titoli sulla scuola. Guardi le carte, mi hanno risposto diciannove direttori degli uffici scolastici regionali su venti: tutte le cattedre sono state assegnate, 720mila insegnanti di ruolo e 85mila supplenti. Sono ancora troppi, ma l’anno scorso erano oltre centomila e in questa stagione saranno certi da settembre a giugno. Ne sono orgogliosa e ringrazio i sindacati che hanno aiutato questo processo”.

Le graduatorie dei precari sono di nuovo piene. Il 15 novembre ci sarà una sentenza decisiva del Consiglio di Stato sui diplomati magistrali. Si può diventare insegnante con un diploma o serve una laurea?
“L’Unione europea ci chiede, a scuola, una laurea. L’esperienza fatta in classe è importante, ma il livello di preparazione è prioritario”.

C’è una data per il concorso dei dirigenti scolastici: in Italia ne manca uno ogni quattro scuole.
“Mi dicono tutti che il regolamento e poi il bando saranno pronti il 15 settembre“.

Sarà un 2018 di nuovi concorsi pubblici.
“Sì, dovremo gestire la fase transitoria. A febbraio il primo, per i docenti abilitati. Poi il concorso sul sostegno e, infine, quello per i neolaureati”.

E’ riuscita a trasformare in legge tutte le deleghe ereditate dalla Buona scuola. E’ rimasta fuori la scrittura di un Testo unico che disciplini con ordine l’ampio argomento.
“Vorrei portare a casa anche la delega sul Testo unico, sto sollecitando il Parlamento”.

Nell’anno che inizia un milione e mezzo di studenti, dalla terza alla quinta superiore, saranno coinvolti nell’Alternanza scuola lavoro? Dove troverete le imprese che li ospiteranno?
“Le troveremo, l’alternanza è un passaggio qualificante e necessario della scuola italiana. Coinvolgeremo le medie imprese e apriremo la possibilità di ospitare gli studenti nei comuni e nelle aziende sanitarie. Potranno comprendere come funziona la pubblica amministrazione, che cosa significa fare servizio”.

Nell’anno scolastico 2017-2018 gli iscritti a scuola sono 59mila in meno, per i prossimi dieci anni l’Istat parla di un prosciugamento di 700mila studenti. Serviranno meno professori? Si dovrà allargare di più alle famiglie straniere?
“La scuola non è occupazione, la scuola è formazione di ragazzi e attorno a questo tutto ruota. Credo, comunque, che nonostante la crisi demografica i docenti non diminuiranno. Crescerà il tempo pieno, crescerà la qualità della scuola. I bambini e i ragazzi stranieri già ci sono nella scuola italiana e continueranno ad arrivare. Dovremo iniziare a occuparci dell’inclusione dei minori senza accompagnamento, che ancora sbarcano in Italia. Sarà il caso di insegnare loro la nostra lingua e poi la nostra Costituzione”.

Il 30 settembre si chiudono le nuove domande per le richieste di avviare licei in quattro anni nella stagione 2019. Quante sono?
“Posso dirle che sui licei brevi abbiamo molte richieste dal Nord”.

Il contratto della scuola e gli scatti d’anzianità per i docenti universitari?
“Entro metà dicembre chiudiamo uno e l’altro, con la Legge di bilancio. Gli insegnanti scolastici dopo sette anni avranno un aumento medio di 85 euro lordi, che potrà salire per chi ha anzianità e ruoli. Nella contrattazione proporremo premi per i docenti che lavorano sul sostegno, oggi ne mancano 9.949, nelle scuole di frontiera, nell’educazione per gli adulti e per la continuità didattica in generale. Il centro della scuola restano gli studenti”.

Soldi per gli scatti d’anzianità, 400 milioni per la ricerca di base. E poi, che altro per l’università?
“Dobbiamo

cambiare il sistema di reclutamento e rivedere le Cattedre Natta, la chiamata diretta di 500 docenti. Le stiamo rivedendo in condivisione con il mondo accademico. Per l’università, però, serve un grande dibattito in tutto il Paese”.

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Fedeli: “La violenza sulle donne problema che riguarda tutti, si deve combattere sin dai banchi di scuola”

Fedeli: “La violenza sulle donne problema che riguarda tutti, si deve combattere sin dai banchi di scuola”

 

“Nuovi terribili fatti di cronaca confermano che la violenza contro le donne, che può condurre fino al femminicidio, non è un fenomeno di natura episodica, né emergenziale. È un problema strutturale. Dobbiamo esserne tutte e tutti consapevoli”. Lo dichiara la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli.

“Quattro donne assassinate nelle ultimissime ore – prosegue la Ministra – ci ricordano che il tema che abbiamo davanti è ancora, innanzitutto, un tema culturale, di fronte al quale non si possono allargare le braccia, non si può derubricare il tutto a ‘semplici’ omicidi. Così come quattro ragazzine fatte oggetto di abusi durante il loro stage non sono un episodio di cronaca. Ognuna di queste vicende ci ricorda che abbiamo bisogno di politiche di contrasto e prevenzione della violenza che vadano di pari passo con misure per il raggiungimento della piena eguaglianza tra i sessi e per l’empowerment di donne e bambine. Politiche educative e sociali, dunque.

La parità tra bambine e bambini, ragazze e ragazzi, donne e uomini non è solo un diritto umano fondamentale, è la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace. In questa battaglia il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca intende giocare un ruolo centrale: il sistema educativo deve essere sempre di più un luogo attivo di prevenzione, emersione e contrasto delle violenze”.

Con la “Buona Scuola” abbiamo gettato le basi per condurre questa lotta. La riforma richiama la convenzione di Istanbul del 2013 e assicura, attraverso il Piano triennale dell’offerta formativa, “l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori” su queste tematiche. Stiamo dando forte impulso all’attuazione di questa parte della legge.

A partire dalla formazione delle e dei docenti: la loro preparazione su questi temi è cruciale per intercettare situazioni di sopruso, sopraffazione, per affrontare dinamiche violente che possono generarsi tra ragazzi e ragazze, per contrastare il bullismo, che nelle sue forme omofobiche è alimentato da stereotipi sul maschile e il femminile che hanno una parentela molto stretta con quelli che generano la violenza contro le donne. A questo scopo lo scorso ottobre è stato varato il Piano per la formazione delle e degli insegnanti, finanziato con 325 milioni per il triennio 2016-2019. Tra le priorità ci sono la prevenzione del disagio, che si concretizza anche nello sviluppo di una cultura delle pari opportunità e del rispetto dell’altro, e l’educazione alla cittadinanza, che include la parità di genere.

A gennaio, nell’ambito del Piano in 10 azioni del MIUR per una scuola aperta, inclusiva e innovativa – finanziato con gli 840 milioni del PON per la Scuola –  sono stati stanziati 120 milioni per progetti sulle Competenze di cittadinanza globale, che includono il rispetto delle diversità e la cittadinanza attiva. Nell’ambito del Piano nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo stiamo promuovendo attività di prevenzione di ogni forma di violenza, mettendo a disposizione delle scuole specifiche risorse finanziarie e professionali e favorendo collaborazioni con istituzioni pubbliche, associazioni ed enti del terzo settore, oltre ad aziende dell’ITC e ai gestori dei principali social network.

Avvieremo a breve un tavolo di lavoro, in collaborazione con l’Associazione Editori Italiani, per dare seguito a quanto già sperimentato dal progetto Po.Li.Te (Pari Opportunità nei Libri di Testo): promuovere una riflessione su linguaggio e contenuti dei libri di testo, per la valorizzazione delle tematiche sulle differenze di genere, la valorizzazione del contributo delle donne in tutte le discipline e il superamento degli stereotipi sessisti.

Il MIUR è coinvolto in un gruppo di lavoro dell’Osservatorio nazionale sulla violenza contro le donne, con lo scopo di produrre un nuovo Piano nazionale antiviolenza. Nelle prossime settimane cominceranno le attività in vista del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in occasione della quale prevediamo di coinvolgere in un evento ministeriale le scuole che hanno realizzato progetti di rilievo su questi temi. Anche all’interno delle università promuoveremo percorsi di valorizzazione degli studi di genere e di conoscenza del fenomeno della violenza contro le donne per formare le figure professionali coinvolte nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno.

Così intendiamo combattere un fenomeno che, ripeto, non è episodico ma strutturale. E che riguarda non solo le donne ma anche e soprattutto gli uomini. Riguarda, a ben guardare, l’intera società”.

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Campagna Iscrizioni

Campagna Iscrizioni A.S. 2017/2018

Il Centro studi G. Parini offre la possibilità di recuperare anni scolastici, programmazioni ed orari mirati in base alle singole esigenze.

Centro Studi G.Parini

Dal 1 Maggio sono aperte le iscrizioni al nuovo anno scolastico 2017/2018 : Licei, Ragioneria, Geometri ecc…

Sconti particolari a chi effettua l’iscrizione entro e non oltre il 30 Giugno 2017.

Il Centro Studi resterà aperto in estate per corsi estivi, ripetizioni private, aiuto compiti vacanze e test di ingresso.

Per informazioni rivolgersi al Centro Studi dal lunedi al venerdi dalle 9-12 telefonando ai numeri 324/6969699 e 0521/573963 e al pomeriggio telefonando al numero 324/6969699 .